Gabriella Benedini è nata a Cremona nel 1932.
Negli anni Sessanta dà prima un'occhiata all'informale, poi vira decisamente in direzione del realismo esistenziale.
Nel frattempo però nasce il suo interesse verso l'alchimia, oltre che per i viaggi.
Ciò la porta a ridefinire la sua figura d'artista, intesa da lei come un nomade alla ricerca del senso profondo delle cose.
La svolta decisiva per il suo lavoro è l'invito, nel 1984, ad una mostra a Ferrara nella celeberrima Sala dei Mesi di Palazzo Schifanoia, dove realizza un'opera, poi presentata alla Biennale di Venezia del 1986, che significa per lei la scoperta della terza dimensione e un più deciso interesse per l'alchimia.
Ad esempio le sue "Vele" sono realizzate a partire da scafi di barche in dismissione che vengono sagomati in modo da accentuare la dimensione verticale, trasformandoli in strumenti di comunicazione fra mondo terrestre e mondo superiore. Il viaggio a cui allude lo scafo diventa perciò di tipo simbolico.
Un altro ciclo di straordinaria importanza e bellezza è quello dei "Libri", contenitori dove oggetti trovati, uniti a frammenti di pagine scritte, disvelano una verità diversa, in grado di scavalcare con un balzo grandi distanze nel tempo e nello spazio.
Sono messaggi cifrati che, come formule magiche, riescono a trasformare l'oggetto scartato in materia nobile.
La sua opera si esprime con altri cicli, passando dai sestanti, ai goniometri, alle arpe.
È un lavoro intenso e pieno di significati nascosti, ma la cui raffinatezza ed eleganza non possono non affascinare anche la persona meno esperta.
La sua passione per l’alchimia la porta a trasformare in opere d’arte qualsiasi cosa le capiti sottomano; conchiglie, pagine di vecchi libri, flaconi, tutto si combina in un insieme armonioso che ricorda gli spazi. I suoi lavori sono perciò soprattutto tridimensionali, o da appendere a parete, oppure sono sculture, anche di grandi dimensioni.
I suoi “Libri” sono fra gli omaggi più graditi in occasione di eventi culturali, come regali di laurea.