Beppe Bonetti è nato nel 1951 a Rovato.
All'inizio si appassiona all’astrazione geometrica, con un occhio verso l'optical art.
Negli anni Ottanta sente che le strade indicate dal razionalismo in pittura si stanno esaurendo: quello che, all'inizio del Novecento, era un territorio inesplorato e ricco di esiti imprevedibili, comincia ad essere percepito come un vicolo cieco.
Sente perciò di doversi aprire ad una dimensione che lo superi; appassionato di filosofia inventa un termine destinato ad avere fortuna, la METARAZIONALITÀ, in cui il prefisso “Meta” sta ad indicare “oltre”.
In pratica, se l'astrazione geometrica gli aveva suggerito la linea e la bidimensionalità, adesso prova ad aprire le forme e a scomporle nelle sue componenti elementari.
Parlando di lui Gillo Dorfles, afferma che la nostra epoca "è impostata sopra una precisa volontà di trasgressione della simmetria, di rottura dell'ordine costituito, di esplosione delle forme chiuse e statiche".
La sua opera procede per alcune serie di lavori che poi continua a produrre nel corso degli anni, come "Le variazioni sul sette" e le "Variazioni su un errore di Parmenide".
L'arte di Bonetti esprime la nostalgia verso un tipo di arte rassicurante, in cui la geometria riusciva a sistemare ogni cosa al suo posto.
Ma soprattutto la nostalgia, l'aspirazione spirituale per una dimensione dell’umano che rimane per sempre inesprimibile.
Appartenente alla ricerca astrattista del secondo dopoguerra, analizza il processo di sfaldamento delle convinzioni razionalistiche che ne stavano alla base.
Inventa il termine “Metarazionalità”, per indicare una realtà che si esprime oltre i puri dati razionali, che esprime in opere ad acrilico su tela e su tavola.
Nella serie “Variazioni su un errore di Parmenide”, dimostra come l’Essere teorizzato dal filosofo greco contiene delle inesattezze che lui rappresenta sia in pittura che in scultura.