Paola Pezzi è nata nel 1963 a Brescia.
La sua vocazione per l’arte si innesta naturalmente sulla sua storia familiare: suo zio, è il pittore Gabriele Saleri.
Studentessa all’Accademia di Brera, a lei interessa piuttosto approfondire l’aspetto esistenziale, personale, creativo, dell’opera d’arte.
La svolta avviene quando, decide di fare a pezzi alcune grandi sculture in poliuretano, poi ricostruirle fasciate in nuovi agglomerati che poi seppellisce. Quando le recupera, queste sculture si sono intrise degli umori della terra, ed assumono un aspetto minerale.
E’ intrinseca perciò l’idea di trasformazione: una cosa, in certe condizioni, può diventare un’altra cosa e dare vita ad evoluzioni inaspettate.
Tra il 1998 e il 2000 cerca di trovare nuove strade aprendosi alla “pittura”, dando vita a grandi tele che rappresentano il suo studio al vero, denso di opere che vengono ritratte quotidianamente.
Nascono poi lavori nuovi, tridimensionali, realizzati con assemblaggi di cannucce e di matite.
Viene accentuato il movimento di torsione, un accenno al vortice, che allude sempre al caos primordiale, all’origine delle cose.
Con questo principio in mente realizza lavori con i materiali quotidiani più disparati, stuzzicadenti, cotton fioc, carboncini, eccetera.
Come da lei sostenuto, le sue sculture non sono piccole, ma sono concentratissime: "frammenti di spazio interiore".
Paola Pezzi vuole sottolineare che l’arte è un’attività che ha un’origine, una connessione diretta con le forze germinative della natura.
Nota per i suoi assemblaggi, Paola Pezzi è anche una brava pittrice, attività che svolge soprattutto su tessuti, magari prestampati, in cui narra la sua attività svolta in ambiti quotidiani.